Salta il contenuto
  • Home
  • il nuovo album
  • il singolo
  • concerti
  • contatti
  • STAMPA
  • PREMI/CONCORSI

NON FATE CASO AL DISORDINE

I VIDEO

GALLERIA

LE PAROLE

BIOGRAFIA

CROWDFUNDING

LE PAROLE

topi e ballerine

entrambi tre

il cavaliere dalla trista figura

monsieur dupont

il mio collega economista

arlecchinata

la donna amante dei gatti

la rana di legno

rapunzel

il conte alla rovescia

il tuttologo

un ombrello

sant’antonio abate

non parlate al conducente

meglio tardi che mai

la ballerina di burlesque

chiuso nel traffico

ordine disordine

il collezionista (racconto)

Tweet

Condividi:

  • Twitter
  • Facebook
  • WhatsApp

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Navigazione articoli

BIOGRAFIA
GALLERIA

CONTATTI

 E-mail tizio[at]tiziobononcini[dot]it
  • Facebook
  • Instagram
  • Twitter
  • Youtube
Funziona grazie a WordPress | Tema: Oria by JustFreeThemes.

 

topi e ballerine

 

Topi e ballerine entraron nella scena
armate fino ai denti, leggiadri nella coda.
Presero a danzare per farsi la guerra
tra lance a cucchiaino, scarpette e soldatini.

Da su sull'orologio il tempo fo’ fermare
per far sì che inizi lo scontro spaventoso
tra topi e schiaccianoci e l'esercito di latta.
E la bambina danza che dorme e sogna piano.

Su un fiume zuccherino un sole disegnato
fo’ sostituir con una luna di cartone
e andava su una barca con lo schiaccianoci
la fanciulla che ha scelto l’amore anziché il sogno.

 

entrambi tre

 

Eravamo almeno in tre,
giravamo fianco a fianco sorridendo all'unisono ogni dì.
L’andatura sciolta ma
svelta e rilassata al contempo per andare dove non si sa.

Il primo era scettico e creativo
il secondo ponderato ma indeciso
mentre l’altro risoluto in quel che fa.

Quando lei disse loro che
voleva esser presa e portata via di là,
fu un attimo di pausa e
confusione e malcontento in tutti e tre.

Il primo disse “non mi va”,
il secondo che vorrebbe ma che proprio non lo sa,
mentre l’altro era già partito
per portarla dove solo lui lo sa.

Eravamo entrambi tre
In perenne discussione sulla strada da intraprendere e perché!
Con le scarpe gialle e
marroni i pantaloni stropicciati che poi stavan poco su.

Uno veste vario e colorato,
l’altro sempre ricercato e retrò,
mentre il terzo non ha tempo per curar l’abbigliamento,
non ha tempo… non ha tempo…

Ma un giorno nefasto se ne andò uno dei tre.
Quel corpo in comune cadde senza più una sovvenzione.
Come un attaccapanni privo d’ogni proporzione.

Era in equilibrio… perché era in equilibrio…
eravamo entrambi tre,
tre funamboli precari attaccati ad un manubrio

Un paltò fuori di sé,
tre civette appollaiate sul comò.
Eravamo entrambi tre
parlottando anzichenò.

 

il cavaliere dalla trista figura

 

Nacque nella Mancia regione della Spagna
hidalgo era di casta Chisciotte la sua insegna.
Il cuor avea colmato in seguito a letture
di baldi cavalieri e d’eroiche avventure.

Fa come il cavaliere dalla trista figura:
rinnega la realtà non certo per paura
e resta fiero in sella certo che il suo forte braccio
per nobili intendimenti dimostri il suo coraggio.

Secco e allampanato il fido Sancio a spalla
in sella a Ronzinante in resta la sua lancia.
Vaga senza meta la sua guida è il caso
vuol vendicare i torti sui deboli dei forti.

Fa come il cavaliere dalla trista figura:
rinnega la realtà non certo per paura
e resta fiero in sella certo che il suo forte braccio
per nobili intendimenti dimostri il suo coraggio.

Combatte le ingiustizie come i cavalieri un tempo
lui è l’ultimo rimasto ma par folle e senza senno.
Per conquistar castelli d’uccider mostri gli parea
per la promessa fatta alla sua nobil Dulcinea.

Fa come il cavaliere dalla trista figura:
rinnega la realtà non certo per paura
e resta fiero in sella certo che il suo forte braccio
per nobili intendimenti dimostri il suo coraggio.

 

monsieur dupont

 

Monsieur Dupont è solo un nome scritto sulla guida di Parigi.
Un esempio o citazione per convalidare ciò che dici.
Lui pensa di esister quando la mattina si alza
ma il vento lo attraversa, il sole non lo scalda.

Di Monsieur Dupont la gente pensa nulla e nulla può pensare.
Si atteggia assai sapientemente in base a colui cui ha a che fare
e risulta irrilevante quasi quasi inesistente,
lasciando solo un’idea nella mente della gente.

Monsieur Dupont fa del suo meglio per non apparir troppo moderno,
ch’è l’unico rimedio per non esser fuori moda anzitempo.
E ripensa al suo passato che non ha mai vissuto,
che è ancora in garanzia né soddisfatto o rimborsato!

Au revoir Monsieur Dupont
È solo un esempio che può
Far da prototipo ad ogni stereotipo
Un tipo così è una gran rarità
Che in pochi hanno avuto l’onore d’incontrar…

Monsieur Dupont va in giro col berretto e un foulard a quadri al collo,
ignaro in fondo di non esser altro che un esempio e pure astratto.
Preferisce non parlare della propria occupazione,
ritiene ciò sia assai volgare, indegno d’un signore.

La donna di Monsieur Dupont è di una bellezza disarmante.
Fu lui che la conquistò comportandosi come suo amante,
però lei mai lo seppe, né mai poté sentire
l’amor totalizzante di quell’uomo esemplare.

Monsieur Dupont ritiene che sia bene approfondir ogni concetto.
Così animatamente lui partecipa ad ogni battibecco
e contestando tutto, senz’esser contraddetto,
collauda la realtà da cui lui è reietto.

Au revoir Monsieur Dupont
È solo un esempio che può
Far da prototipo ad ogni stereotipo
Un tipo così è una gran rarità
Che in pochi hanno avuto l’onore d’incontrar…

Ch’è un po’ come uno specchio purtroppo trasparente
un’eco che non torna mai sulla bocca della gente.

Monsieur Dupont non è potuto esister ma si prese una rivalsa.
Per garantirsi d’esser ricordato s’organizzò una farsa:
necrologio sul giornale, pomposo il funerale,
una tomba appariscente, molto pianto della gente.

Sulla sua tomba, Monsieur Dupont, fece scrivere a grandi lettere:
"Au revoir a tout le monde!”
firmato, in fondo, Dupont.

 

il mio collega economista

 

Il mio collega economista ha sempre solo nella testa
procedure della banca che deve andare in pista.
Il mio è un collega accattivante che usa un gesto ben studiato
e saluta ad ogni istante, ha un che da uomo vissuto.

Il mio collega ama parlare ed ha sempre un suo parere
su quei temi a lui cari cui non può soprassedere…
son il meteo di domani e l’oroscopo di oggi,
la partita dei mondiali in cui è mancato Totti.

Il mio collega crede nelle proprie tradizioni
nelle care cose semplici e nelle buone azioni.
Però di yacht e suv certo non può far senza
e s’addobba l’etica a Natale di beneficenza.

Perché si sente,
perché si sente parte
di un gruppo forte e progredito.
Perché si sente,
perché si sente parte
di un gruppo forte ed impunito.

Il mio amico ama viaggiare e non solo per lavoro
verso lidi e spiagge rare ma fa poi il bagno nel cloro.
Lui raggiunge città d’arte con la guida più aggiornata,
compra souvenir a sporte e la t-shirt della sua squadra.

Il mio collega usa l’inglese ad arricchire il suo discorso
ma poi sbaglia l’italiano e non mostra alcun rimorso
mentre con la penna in mano trucida quel congiuntivo
nella lettera ufficiale di richiesta preventivo.

Il mio collega nel suo ufficio tiene un clima siberiano
nonostante il raffreddore e fazzoletto pronto in mano.
Crede sia uno status-simbol da persona altolocata,
raffreddarsi la coscienza con l’aria condizionata

Perché si sente,
perché si sente parte
di un gruppo forte ed autorizzato.
Perché si sente,
perché si sente parte
di un gruppo forte e degenerato.

Il mio collega s’è abbronzato per sentirsi più alla moda
ma sparerebbe all'immigrato che ha la pelle troppo scura.
La finanza lo emoziona e gode quando è allineato
col collega economista della scrivania a lato.

Il mio collega s’è arrapato con la nuova bionda assunta
e per mostrar quant’è virile fa il cafone senza onta.
Le ha perciò ceduto il passo sì da essere sicuro
di poterle star di dietro a guardar per bene il culo.

Il mio collega m’ha lasciato, era felice e un po’ gonfiato:
l’han promosso per il merito all’ufficio economato.
Il mio collega tracotante ora ha un’indole ch’esonda,
come un fiume ormai inquinato non ha scampo chi v’affonda.

 

arlecchinata

 

"Con un corno in testa, demone della terra.
Danzo senza fili una fame senza fine.
Un povero cristo o un povero diavolo?
…che danza la danza del ventre… vuoto, la danza del ventre vuoto"

Sul palco a bordo di un carro
ebbro di vino son chino sul palco.
Metto in scena tra un frizzo ed un lazzo
la parata del demone pazzo.
Fate entrare signore e signori,
donne bambini e il fante di cuori.
Fate entrare madame e monsieur,
tutta la corte, villani ed il re.

- saltimbanchi cerretani, cantimbanchi, ciarlatani -

Venghino Venghino entrate a fare parte
della masnada di maschere inquietante.
Tra frastuoni ed ampi gesti osceni,
fa la riverenza quando passa la familia Herlechini.

Posso diventare medico servo o clericale
giudice o becchino, arcivescovo con un bambino.

Se ti inganno e poi ti truffo
tu non mi chiamar gaglioffo.
Metto una pezza, ci metterò una pezza,
colorata e un po’ strappata.
C'ho ffame non mangio da giorni
un tozzo di pane è frutto dei sogni.
Mangio fandonie e sciocchezze d’ogni sorta
mosche e anime di seconda scelta.

- abra cabra abrà cadabra, danza macabra d'un boia -

Venghino Venghino entrate a fare parte
della masnada di maschere inquietante
Tra frastuoni ed ampi gesti osceni
fa la riverenza quando passa la familia Herlechini.

Mi potrai trovare come ingegnere o carabiniere
mercante o agrimensore, un politico puttaniere.

Venghino Venghino entrate a fare parte
della masnada di maschere inquietante
Tra frastuoni ed ampi gesti osceni
fa la riverenza quando passa la familia Herlechini.

 

la donna amante dei gatti

 

Siamo andati a teatro una sera, vestiti per l’occasione
Lei con l’abito rosso di seta e una borsa di dubbia funzione
ma quando tentai l’abbraccio con abile gesto d’attore
dalla borsa miagolò un gatto che distrasse sul palco il tenore.

Così le ho preparato una cena con candele e canzoni d'autore
per sedurla con le parole e colmando di vino il bicchiere.
Ma quando è arrivato l'istante dell'ambito e fatidico bacio
sul tavolo balzò festante il gatto grigio assai affamato.

Mi sono innamorato
della donna amante dei gatti
Le ho cantato una serenata
per rapire i suoi begl’occhi.

Una notte abbiam fatto l'amore con passione e senza trucchi.
Ma mi accorsi che era da ore ch’eravamo osservati dagli occhi
grandi e gialli, di un gatto nero che ascoltava ogni nostro respiro.
Lo sentivo guardarmi nel buio, più geloso di un uomo, lo giuro!

Così andammo a vivere insieme in una casa arredata
accostando mobili antichi e design d’una certa portata.
Ma ben presto accadde che la sua gatta sciagurata
scambiò il mio Luigi XVI per una lettiera pregiata.

Mi sono innamorato
della donna amante dei gatti
Le ho cantato una serenata
per rapire i suoi begl’occhi.

Quando ci siamo sposati preparammo un rito sontuoso:
avevamo affittato un teatro ch’era da tempo in disuso.
Ma fu sua l’idea bislacca di fare portare gli anelli
al suo micio, il più maldestro, che li perse in un nido d’uccelli...

Mi sono innamorato
della donna amante dei gatti
Le ho cantato una serenata
per rapire i suoi begl’occhi.

 

la rana di legno

 

Questa è la storia della Rana di Legno
che nacque un bel giorno in uno stagno
lei saltellava e nuotava come le altre
ma a gracidare invece eccelleva.

Lei si dilettava con gorgheggi vocali
per poi spiccare un salto come avesse ali
ma per il suo aspetto fu poi emarginata
dalle altre rane e anche sbeffeggiata.

Tu sei la Rana di Legno
e poiché non ti manca ingegno
saprai reagire con tempestività.
Orsù, non sostare ad incassare
smuoviti da quella ninfea
solleva una marea.

Le propose una rana più dell’altre combattiva
una sfida canora sulla riva
ma grazie all'effetto acustico del legno
lei vinse ed accettata fu nel regno
nel regno delle rane in carne ed ossa
e per le rane di legno fu la riscossa.

Tu sei la Rana di Legno
e poiché non ti manca ingegno
saprai reagire con tempestività.
Orsù, non sostare ad incassare
smuoviti da quella ninfea
solleva una marea.

E se non riuscisse ad ottenere
il riscatto per le altre rane in legno
dovrebbe continuare a gracidare
per garantire un mondo più degno.

Tu sei la Rana di Legno
e poiché non ti manca ingegno
saprai reagire con tempestività.
Orsù, non sostare ad incassare
smuoviti da quella ninfea
solleva una marea.

 

rapunzel

 

Ho sognato ai piedi di una torre
voci spettrali e un volto che
mi guarda da lassù
mi chiama e non so se sei tu.
Sei tu..

Si china e fa per parlarmi
le sue labbra che disegnano
un pentagramma di sospiri graziosi, vedrai…
Cali la treccia
e già scalo la torre
son con te ormai...

Cali la treccia
e già scalo la torre
son con te ormai...

Ti chiedo se sarai sempre mia
come in una fiaba ma lo sto solo pensando
tacendo e intanto
i nostri occhi s'incrociano così…
cali la treccia
e già scalo la torre
son con te ormai...

cali la treccia
e già scalo la torre
son con te ormai...
la tua bellezza
come la notte rischiara il giorno, sì…

 

il conte alla rovescia

 

Certo non posso che cominciare
dall’ultimo suo giorno:
sul letto di morte disteso in verticale
giaceva che non sembrava stesse così male.
Risuonavan tetri nella stanza
i rintocchi toc toc toc tocchi…
dell’orologio a pendolo da polso molto ambito
e s’iniziò a parlar di lui a degno commiato.

Passeggiava in retromarcia con naturalezza
e con quell’andatura volle poi girare il mondo
perciò si fece fare su misura e senza fretta
un bel mappamondo cubico e non tondo.

Mi disse un dì un uomo di scienza
dall’aspetto d’esperienza
che non si sapeva come il conte andasse avanti
col suo viver contrario della logica e dei quanti.

E per andar pensò di usare il treno
confidando che potesse degli oceani far traversata, è vero…
Ma presto constatò che non fu gesto arguto
l’acquisto d’un biglietto solo ritorno e niente andata.

3, 2, 1 era lui sono sicuro
5, 4, 3 assomiglia proprio a te
Il conte alla rovescia vede il mondo in prospettiva
e cerca il suo punto di fuga.

Anche mangiava in modo strano
masticando l’acqua qua qua qua…
usava la forchetta s’era in brodo la minestra
e se non la mangiava s’affacciava alla finestra.
Se per strada vedi una carrozza
spinta dai cavalli clop clop cloppete…
non ti intimorire, che dentro puoi trovare
il conte che passeggia su uno sdraio in mezzo al mare.

Non fu stravagante, né anticonformista
sebbene le persone lo considerasser tale.
Era in tutto normale dal suo punto di vista
che ritenersi strani è da gente banale.

3, 2, 1 era lui sono sicuro
5, 4, 3 assomiglia proprio a te
Il conte alla rovescia vede il mondo in prospettiva
e cerca il suo punto di fuga.

 

il tuttologo

 

Uno sputasentenze, son tuttologo
lo scibile e le scienze fan per me.
Mi intendo un po’ di tutto sono edotto e lo millanto
ho un gusto viscerale a sentirmi sopra a tutto.
Conosco a menadito ogni regola di sport,
com’è fatto un motore di un’auto o di un jet.
Per coltivare un orto sol io so come si fa
e anche il sette e trenta lo so fare da me.

Ditemi, chiedete pure a me
Ne so d’ogni materia, dalla storia a ingegneria
Ditemi, chiedete pure a me
Sono lieto di istruirti e non riesco a stare zitto

Saggio ed onnisciente, son tuttologo
elargire i miei consigli è un piacer.
Sbrodolo parole di saggezza e qualità
che potrei andare avanti anche per ore.
Vuoi saper come si accoppiano gli scimpanzé?
La tecnica per far buono il caffè...
Mi intendo anche di vino come i grandi sommelier
e se serve aggiusto tutto con il fai-da-te.

Ditemi, chiedete pure a me
Ne so d’ogni materia, chimica e psicologia.
Ditemi, chiedete pure a me
ma stammi ad ascoltare non perderti una sillaba.

Tuttologia richiede gran responsabilità
occorre aver memoria e faccia tosta.
Mi fa sentire meglio dirti quello che io so
un grande godimento credi a me.
A vender fumo e frottole ho grande abilità
è un'arma micidiale la favella.
Seduco donne a iosa con parole a raffica
stordite pendono dalle mie labbra.

Ditemi, chiedete pure a me
Ne so d’ogni materia, arte scienze e geografia.
Ditemi, chiedete pure a me
ma stammi ad ascoltare non perderti una sillaba.
Ditemi, chiedete pure a me
Ne so d’ogni materia, di edilizia e farmacia.
Ditemi, chiedete pure a me
Sono lieto di istruirti e non riesco a stare zitto

 

un ombrello

 

Piace tenerlo aperto tutto il giorno,
col sole e con il vento.
Chiuso appeso al braccio, un po’ altezzoso,
mi fa uscir da ogni impaccio.
Ma dove andranno a stare tutti quanti
gli ombrelli che perdiamo?
Un luogo dove al sole piove sempre
contemporaneamente.

Ora che mi serve l’ho perduto
l’ombrello che ti avevo sgraffignato.
Per consolarmi piange pure il cielo abbacinato.
Andrò a cercarne un altro..
prendo quello lì appoggiato.

Ti invito a ripararti ed abbracciarmi..
Quanto charme ho con l’ombrello.
Accetti e ti avvinghi a me
sotto i colori di quest’acquerello.
Ma a un tratto guardi in alto e cambi sguardo
riconosci quello lì è il tuo ombrello.
Resto lì come uno straccio e te ne vai
col mio ombrello nello scroscio.

Ora che mi serve l’ho perduto
l’ombrello che ti avevo sgraffignato.
Per consolarmi piange pure il cielo abbacinato.
Andrò a cercarne un altro..
prendo quello lì appoggiato.

Lo apro apposta al chiuso
per sfidar le apocalittiche iatture.
Poi esco, inizia a piovere
e come Gene Kelly danzo appeso ad un lampione.

I'm singin' in the rain...

Ora che mi serve l’ho perduto
l’ombrello che ti avevo sgraffignato.
Per consolarmi piange pure il cielo abbacinato.
Andrò a cercarne un altro..
prendo quello lì appoggiato.

 

sant'antonio abate

 

Fuoco e fiamme nella notte, campanacci rituali.
Si alzano i lapilli verso il cielo infernale.
Pesci alati, uccelli umani, bocche di drago, teste di cani.
Demoni in vesti di donne discinte
che tentano il santo che astuto respinge.
Brucia la casa e la capanna, brucia il villaggio e la stalla.
Brucia la pelle di vero fuoco. Brucia ed arde mica per gioco.
C’ho il male degli ardenti un fuoco che brucia il cuore e la mente,
chiama il Santo invoca il Santo, intona l’unico canto.

A Sant’Antonio Abate, eremita se vi piace.
Sconfigge il diavolaccio con l’astuzia di chi è saggio.
Recupera la ferula rossa di fiammella
divampano i cuori sgorga il vino a fontanella.

Benedici il mio maiale il topo, il ragno, gatto e cane!
Che tornino a parlare e Sant’Antonio invocare.
Date a Cerere quel ch’è di Cerere: una scrofa gravida e grassa.
Le ghirlande sulle giovenche che il diavolo che non ti sente.
Diavoli in processione fan sacrileghi gesti di benedizione.
Chi vincerà l’agone tra il Santo e la tentazione?
Col vino reliquia del santo o del maiale il grasso unto
guarisci dal fuoco, guarisci dal fuoco, dal fuoco di Sant’Antonio.

A Sant’Antonio Abate dall’Egitto viene in pace.
Spaventa il diavolaccio con forchetta e canovaccio.
Scaccia l’inverno all’inferno, dopo la sera la primavera.
Fuoco un suono fioco, fuoco, fuoco di Sant’Antonio.

Il rospo con l’uovo testa è il diavolo che s’appresta…
T’appesta col morbo del male, la temperatura sale e sale e sale...
Scaccia l’inverno all’inferno dopo la sera la primavera
Fuoco un suono fioco, fuoco, fuoco di Sant’Antonio.

Bone Jhesu, bone Jhesu ubi eras, (quare non affuisti ut sanares vulnera mea?)

 

non parlate al conducente

 

Ho preso l’autobus novantasei
una mattina di fine estate uggiosa
c’era una fauna proprio sontuosa
di donne uomini ed anche farisei.

C’era il manager giacca e cravatta
con l’aria d’uno che si sente fuori posto
costretto a usare l’odiato “autobusso”
umiliato perché c’ha l’auto rotta.

La signora dall’aria sussiegosa
scuote la testa con fastidio e disappunto:
“Quegli studenti ignoranti e scioperati
saran futura nostra classe dirigente!”

Ma non parlate al conducente
che guida e sembra che non ascolti niente
Guarda lontano e pensa cosa fare
quando sarà arrivato al capolinea.

Va come un treno oggi il novantasei,
sembra volare tra i portici del centro.
Smetto di leggere e mi guardo intorno,
osservo ogni faccia e comportamento.

C’è il mendicante con la fisarmonica
che per due spicci accompagna i pendolari.
Un tipo impavido che sfida i controllori,
pronto a scappare vedendoli arrivare.

La coppietta di anziani innamorati
che dopo anni ancora si accarezzano la mano
e due giovinastri cedon loro il posto
dimostrando che non tutto è perduto.

Ma non parlate al conducente
che guida e sembra che non ascolti niente
Guarda lontano e pensa a grandi cose
che scriverà arrivato al capolinea.

Anche lei prende il novantasei,
è castana, l’occhio vispo e ben tornita
provai a abbordarla un giorno cedendole il mio posto,
ma beccai uno schiaffo cinque dita.

A volte c’è il teppista principiante,
che si sdraia come in posa coi piedi sul sedile
In stile naif disegna falli enormi
per sentirsi superiore e più virile.

C’è quell’anziano ligio all’ordine e al rigore
ha l’espressione del Nostalgico ultim’ora
Sgrida “chi sale dall’uscita e chi scende dall’ingresso”
poi si calma palpeggiando una signora

Ma non parlate al conducente
che guida e sembra che non ascolti niente
Se guarda indietro e pensa questa gente
Rinuncerà ad arrivare al capolinea.

Son tornato sul novantasei,
i colori d’autunno hanno preso il sopravvento
L’autobus è vuoto, non so se esser contento,
mi guardo in intorno quasi quasi me ne andrei

C’è solo l’autista che mi guarda riflesso,
non è lo stesso, è diverso da quell’altro
questo controlla tutto ed indefesso,
accosta l’autobus e mi chiede:

scusi, lei ha obliterato il biglietto?
ehm, dice a me? oh oh…

Ma non parlate al conducente
che guida e sembra che non ascolti niente
Guarda lontano e pensa a grandi cose
che scriverà arrivato al capolinea.

 

meglio tardi che mai

 

Corrono ore, minuti, un secondo vien da sé.
Finisco di bere un altro sorso di caffè per svegliarmi al mattino.
Non m’importa se c’è chi aspetta solo me.
Tanto è meglio tardi che non arrivare mai.
Lei scruta il quadrante e le lancette tutt’e tre.
Non ho fatto tardi, sono stato soltanto ottimista sull’ora d’arrivo.
Il cuore accelera e in un colpo è con te.
Meglio rallentare e aver più tempo, se ti sento accanto a me.

Corre un bianconiglio
ch’è in ritardo e che non sa dov’è.
Non c’è tempo ma è meglio tardi che mai.
Segui il bianconiglio
ch’è in ritardo e che non sa dov’è.
Non c’è tempo ma è meglio tardi che mai

Corrono ore minuti un secondo vien da sé
Seguo la tua scia, come il profumo per raggiungerti a bere un tè.
Il mio tempo fugge e non gli chiedo più il perché.
Ma non me n’avvedo, è meglio tardi che mai.

Corre un bianconiglio
ch’è in ritardo e che non sa dov’è.
Non c’è tempo ma è meglio tardi che mai.
Segui il bianconiglio
ch’è in ritardo e che non sa dov’è.
Non c’è tempo ma è meglio tardi che mai

 

la ballerina di burlesque

 

Tutta rossa e un po’ retrò
e rosa pallido un po' vintage.
Calca la scena del bistrot,
divento rosso e non lo so se fa sentir tutti così.

Si toglie il boa e il canarino,
già la guepiere si vede un po'.
Lancia via un guanto, strabuzzo gli occhi e canto
quasi che mi strozzo col mio drink.

La ballerina di burlesque mi guarda e sembra voglia me
ma guarda un po' tutti così.
Ci vuole molto savoir-faire per avere qualche chance
e che non sia una défaillance.

Sembra di stare al Moulin Rouge tra ballerine buffe e osé,
anche il tempo passa in déshabillé.
Lei rimane col bustino, vedo-non-vedo il seno.
Mi ribalto dalla sedia sul dessert.

Quand’ecco.. un bellimbusto si fa avanti
“che faccia tosta, lei è tutta per me!”
Gli mollo un pugno sul muso, lui poi m’appende al muro..
e il piano incalza sull’ultimo swing.

La ballerina di burlesque mi guarda e sembra voglia me
ma guarda un po' tutti così.
Sembra di stare al Moulin Rouge con il mio completo beige
sbircio dietro al separé.

La ballerina di burlesque mi guarda e sembra voglia me
ma guarda un po' tutti così.
Ci vuole molto savoir-faire per avere qualche chance
e che non sia una défaillance.

Col mio completo beige e l’occhio nero,
l’aspetto tra i lustrini e le paillettes.
S’avvicina suadente mi sussurra dolcemente
“d’innamorarmi proprio non si può”.

Mi sferra poi un’occhiata scintillante
che mi apre il cuore come un gran fendente.
Come un colpo di pistola mi piglia un groppo in gola
ma intanto alza i tacchi e se ne va.

La ballerina di burlesque mi guarda e sembra voglia me
ma guarda un po' tutti così.
Sembra di stare al Moulin Rouge con il mio completo beige
sbircio dietro al separé.

La ballerina di burlesque mi guarda e sembra voglia me
ma guarda un po' tutti così.

 

chiuso nel traffico

 

Chiuso nel traffico, tra poco soffoco
nell’abitacolo mi scopro claustrofobico.
Un impiego è d’obbligo che sto sul lastrico
sia economico e romantico e anche etico.
Io cassintegrato, tu sei ancora mal pagata,
c’ho la madre ch’è esodata e il gatto mangia l’insalata.
Ma ti amo veramente
e questo è l’importante
per viver come niente...

Sei stata drastica e paranoica
ch’io son pacifico e un po’ statico e anche stupido.
Forse era alcolico il mio fiato fetido.
Ma il panegirico che hai fatto è parso illogico.
Far tornare i conti quando i soldi non son tanti.
Si può viver sol d’amore! Ce la stiamo a raccontare?
Ma ti amo veramente
e questo è l’importante
per viver come niente...

Il capo mastica una gomma elastica
mentre contesta che il mio studio è un po’ caotico.
Il contesto storico, un crack economico
comporta che il mio aumento resti utopico.
Dici “basta la salute” e ti si arrossano le gote.
Sei pure cagionevole di fascino incantevole.
Ma ti amo veramente
e questo è l’importante
per viver come niente...

Chiuso nel traffico
tra poco soffoco…

 

ordine disordine

 

Un 6 m’insegue io fuggo ma dove mi nasconderò?
Tra note, scale, corde, tasti ma terreno guadagna già.
Non ho fatto ordine e ho perso la testa per te.
Anche il medico ha detto che il mio cuore batte in disordine.

Riordino le idee per parlarti chiaro, oh.
Ma ciò non mi impedisce di di… di dir parole a caso, oh oh!
Così, ho perso il filo del mio discorso a te.
E perdo, perdo tempo, perdo l’attimo, perdo la speranza… eh.

Non mi importa se nel mezzo sta la giusta misura.
Sopravvivere in trappola con disinvoltura.
Sopravvivere… nell’ordine o disordine.
C’è ordine o disordine.

Non c’è legge naturale che appoggi l’ordine.
Tutto va solo perché è più probabile.
Così, ho perso il filo del mio discorso a te.
E perdo, perdo tempo, perdo l’attimo…

Non mi importa se nel mezzo sta la giusta misura.
Sopravvivere in trappola con disinvoltura.
Sopravvivere… nell’ordine o disordine.
C’è ordine o disordine.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: